Installazione audio-video, Dimensione ambiente

 

Quest’opera audiovisiva rappresenta il nostro percorso di ricerca nel campo delle installazioni artistiche. Realizzata per l'evento d'arte contemporanea *Cazzotto* (Perugia, maggio 2019), è un'opera site-specific che prende vita da un ristorante dismesso, abbandonato da anni. Abbiamo documentato l'ambiente con foto e video, successivamente elaborati e integrati nell’installazione, composta da tre piccoli televisori VCR incastonati in un muro. L'audio, distinto per ogni video, è un mix di suoni naturali e rumori ambientali, come fuoco, aria e pioggia, registrati sul posto per evocare l’atmosfera desolata e decadente di quel luogo. L'opera mira a trasmettere visioni e suggestioni dell’abbandono.

tavola disegno 1

L’estetica dell’intelligenza artificiale

Итак, кто же я такой? С известными оговорками, я и есть то, что люди прошлого называли «искусственным интеллектом» (N10)

 

Uno dei più grandi pionieri dell’analisi del rapporto tra le tecnologie digitali e la persona è Lev Manovich, docente di Computer Science e Data Science a The Graduate Center, CUNY (N11) e fondatore e direttore del Cultural Analytics Lab. Laureatosi in Belle Arti, Architettura e Computer Programming, ha giocato un ruolo fondamentale nella creazione di nuovi campi di ricerca quali gli studi sui nuovi media (1991), gli studi sul software (2001) e la Analitica Culturale (2007), in quanto autore di numerosi articoli e saggi.

Nei suoi scritti Manovich si avvicina a questo tipo di studi riflettendo sul cambiamento sociale e soprattutto tecnologico, quale spinta verso una analisi più attenta sul processo evolutivo estremamente veloce che caratterizza il contemporaneo. Se prima la vita dell’uomo era dominata dalle tecnologie accessibili, come, ad esempio, radio e televisioni, queste nel corso del tempo sono progredite passando al digitale ed approdando nell’artificiale. Ogni giorno che passa il progresso tecnologico diventa sempre più complesso ed è necessario trovare dei metodi che possano semplificarne l’uso senza ridurne le potenzialità. Con queste premesse la ricerca di Manovich si concentra sull’estetica dell’Intelligenza Artificiale. Dare una definizione omogenea di Intelligenza Artificiale è estremamente complesso perché mentre in origine la sua visione era impostata sull’automazione dei processi cognitivi, oggi ha assunto un ruolo centrale nella nostra vita influendo in modo sempre più accentuato sulle nostre scelte, sui nostri comportamenti e sul nostro repertorio di immagini mentali, è un catalizzatore delle nostre vite quotidiane che ci permette di risparmiare tempo e fatica.

Jerry Kaplan ne parla così:

 

There are many proposed definition of artificial intelligence (AI), each with its own slant, but most are roughly aligned around the concept of creating computer programs or machine capable of behaviour we would regard as intelligent if exhibited by humans. (N12)

Come afferma Manovich:

 

Dunque, in un certo senso, oggi l’IA è dappertutto. Mentre alcune sue funzioni catturano maggiormente la nostra attenzione […] molte altre hanno luogo nel grigiore quotidiano della società digitale. (N13)

 

Data questa descrizione dell’Intelligenza Artificiale, l’obiettivo che Manovich si pone è quello di indagare le modalità estetiche che essa apre insieme alla sua integrazione con i dispositivi usati quotidianamente da tutti noi. L’estetica come scuola di indagine del sensibile, come disciplina legata all’attività creativa non solo di produzione ma anche di ricerca e studio di quei parametri sul giudizio del gusto che tanto influenzano il nostro modo di conoscere e acquisire consapevolezza.

In un mondo in cui ogni secondo vengono prodotte e condivise migliaia di immagini e di dati, bisogna capire se c’è un modo giusto di combinarli e categorizzarli per permettere a chiunque di orientarsi nel vastissimo oceano di informazioni rappresentato dal web, inoltre l’Intelligenza Artificiale è un valido aiuto per le scelte estetiche che si fanno ogni giorno, ma è necessario analizzare fino a che punto le influenzi per capire dove arriva la sua automazione e dove finisce la libertà dell’uomo di scegliere.

Per dare una risposta a questi interrogativi, Manovich si avvale di strumenti nuovi, quali progetti e programmi di studio utili all’analisi dei Big Data e alla nostra capacità di orientamento tra loro. Uno di essi è il laboratorio di Cultural Analytics che utilizza i metodi della scienza dei dati per analizzare ed interrogare la cultura globalizzata del contemporaneo dal punto di vista dell’umano. La grande quantità di dati prodotta ogni giorno ha bisogno di nuove metodologie di osservazione per permetterci di fruire al meglio di tutto ciò che c’è a disposizione ed è dal 2007 che l’analitica culturale si occupa di creare metodi di visualizzazione adatti allo scopo attraverso diversi progetti. Questo paradigma alternativo di ricerca ha come fine ultimo quello di evitare un sommario riduttivo tipico sia della storia che della teoria culturale qualitativa che della recente ricerca quantitativa computazionale (N14). Con questo obiettivo il laboratorio condotto da Manovich sta creando diverse tipologie di visualizzazioni capaci di rappresentare una grande quantità di artefatti combinando i dati a disposizione ed unendoli in un unico insieme senza che essi diventino dei modelli meramente statistici.

Di seguito viene riportato il progetto di Cultural Analitycs Sviluppato per il MoMa di New York.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’utilizzo dell’analisi quantitativa e della visualizzazione ha permesso di guardare le immagini in modo nuovo, descrivendo in modo più accurato le caratteristiche delle fotografie prese in esame e rivelandone degli attributi non ancora scoperti. Questi schemi presentano le fotografie della Thomas Walter Collection del MoMa ed è la prima volta che questo materiale storico viene visualizzato ed esaminato utilizzando delle tecniche informatiche avanzate. In un una prima fase del processo le immagini vengono analizzate attraverso un software che ne misura automaticamente le caratteristiche quali contrasto, tonalità, esposizione, palette di colori, texture e presenza di volti. La seconda fase, invece, consiste nell’utilizzare degli strumenti che permettono di creare uno schema ad alta risoluzione e distribuire le immagini in base alle loro proprietà estetiche o in base ai loro metadati. I modelli presentati nelle immagini di questo capitolo sono stati ricavati utilizzando i parametri di luminosità e saturazione. Per la stessa collezione sono stati creati diversi schemi di visualizzazione organizzandoli in base alle più disparate caratteristiche, dalla data di scatto all’esposizione.

L’esempio precedente è utile per mostrare come l’Analitica Culturale, non sia un semplice sommario dei dati, ma un metodo di visualizzazione e di analisi degli stessi in base a dei modelli costruiti su diverse scale che interagiscono tra di loro. Come ci insegna l’Ars Magna lulliana, per poter trovare delle risposte esaustive è necessario indagare le caratteristiche di ciò che ci troviamo davanti per poi poterle combinare in modelli in grado di darci uno spazio di movimento ampio.

 

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