Installazione audio-video, Dimensione ambiente

 

Quest’opera audiovisiva rappresenta il nostro percorso di ricerca nel campo delle installazioni artistiche. Realizzata per l'evento d'arte contemporanea *Cazzotto* (Perugia, maggio 2019), è un'opera site-specific che prende vita da un ristorante dismesso, abbandonato da anni. Abbiamo documentato l'ambiente con foto e video, successivamente elaborati e integrati nell’installazione, composta da tre piccoli televisori VCR incastonati in un muro. L'audio, distinto per ogni video, è un mix di suoni naturali e rumori ambientali, come fuoco, aria e pioggia, registrati sul posto per evocare l’atmosfera desolata e decadente di quel luogo. L'opera mira a trasmettere visioni e suggestioni dell’abbandono.

tavola disegno 1

Il cammino di Calvino verso Il castello dei destini incrociati​

 Autore italiano di grande prestigio nel mondo Italo Calvino aveva già dimostrato dagli anni Quaranta una predilezione per l’unione tra scienza e letteratura nonché l’interesse per le immagini cibernetiche e rizomatiche, ma è solo negli anni Sessanta che il suo interesse per l’Ars Combinatoria lo avvicina in maniera definitiva alla letteratura potenziale ed “ipertestuale”. Calvino diventa membro dell’OuLiPo nel 1973, ma di fatto il suo ingresso nel gruppo non fu altro che la conseguenza logica di un incontro inevitabile, come egli stesso ci dice:

 

Je partegeais avec l’Oulipo plusiers idées et prédilections: l’importance des contraintes dans l'œuvre littéraire, l’application méticuleuse de régles du jeu très strictes, le recours aux procédés combinatoires, la création d’œuvres nouvelles en utilisant des materiaux préexistants. (N43)

 

Dalla conferenza Cibernetica e fantasmi (appunti sulla narrativa come processo combinatorio) del 1967 Calvino fa riferimento alle idee di Vannevar Bush sul carattere discreto e discontinuo del modus operandi della mente umana ed espone la sua idea di una letteratura basata sulle potenzialità esponenziali della combinatoria. In realtà le opere che rendono famoso al grande pubblico l’autore sono opere non oulipiane come Il barone rampante o Il visconte dimezzato, uscite prima della sua adesione al gruppo. Tra le opere che possiamo riconoscere come pienamente rientranti nella logica della letteratura potenziale troviamo Il castello dei destini incrociati, Se una notte di inverno un viaggiatore, Piccolo sillabario illustrato. L’aspetto combinatorio dell’opera dell’autore non si risolve soltanto nelle sue opere strettamente oulipiane, ma si fonde con il suo interesse per l’ipertesto, infatti opere come L’incendio della casa abominevole e Le città invisibili sono concepite come una rete che si ramifica in diverse direzioni e permette al lettore di seguire percorsi differenti e di raggiungere diversi luoghi della narrazione. In una concezione della letteratura come una mappa attraverso la quale è possibile conoscere il mondo e lo scibile, Calvino vi si inserisce come un punto di unione tra ciò che il linguaggio è in grado di esprimere ciò che la combinazione di elementi eterogenei è in grado di creare. La prima opera che possiamo considerare strettamente combinatoria e ipertestuale è Il castello dei destini incrociati, uscita per la prima volta nel 1969 nel volume Tarocchi - Il mazzo visconteo di Bergamo e New York e ripubblicata nel 1973 insieme al racconto La taverna dei destini incrociati.

Un gruppo di sconosciuti si incontra in uno strano castello, costretti a passarvi la notte e senza poter parlare utilizzano un mazzo di carte per raccontare le proprie avventure. I narratori l’uno dopo l’altro sfruttano le carte che sono già sul tavolo e ne stendono altre introducendo gradualmente nuovi elementi alla narrazione e nuovi significati alle immagini; in questo modo i racconti si susseguono creando un intreccio attraverso le carte che vengono disposte, fino ad esaurirsi, in uno schema di incroci simili ad una ragnatela. Il gioco di Calvino è sottile ed impegnativo in quanto con l'aumentare degli intrecci si moltiplicano le possibilità combinatorie offerte dai tarocchi complicando il lavoro dello scrittore. Per avere un’idea delle possibili storie che possono essere raccontate attraverso le carte ci viene in aiuto Piergiorgio Odifreddi:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel caso del Castello, però, il calcolo del matematico non è esatto, infatti Calvino lascia fuori dal tavolo cinque carte: il tre di denari, il tre ed il cinque di spade, il tre di bastoni ed il quattro di coppe. L'autore però utilizza anche un altro contrainte per complicarsi il lavoro, infatti, sia nel castello che nella taverna sceglie di narrare storie di personaggi ripresi dai classici come ad esempio Amleto, Lady Macbeth, Orlando e Astolfo, Elena di Troia, Edipo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il gioco combinatorio della Taverna risulta meno rigoroso rispetto a quello del Castello, poiché l'autore sceglie di utilizzare i 78 arcani marsigliesi che rispetto ai 76 viscontei, hanno un sapore più popolare e meno severo. Le difficoltà che Calvino incontra in questa seconda parte del libro sono numerose e lo portano ad un senso di saturazione che egli stesso ci descrive nelle note finali del libro:

 

Stavo diventando matto? Era l'influsso maligno di queste figure misteriose che non si lasciavano manipolare impunemente? O era la vertigine dei grandi numeri che si sprigiona da tutte le operazioni combinatorie? Di colpo, decidevo di rinunciare, piantavo lì tutto, m'occupavo d'altro: era assurdo perdere altro tempo in un'operazione di cui avevo già esplorato le possibilità implicite, e che aveva senso solo come ipotesi teorica. […] Se mi decido a pubblicare La taverna dei destini incrociati è soprattutto per liberarmene. Ancora adesso, col libro in bozze, continuo a rimetterci le mani, a smontarlo, a riscriverlo. Solo quando il volume sarà stampato ne resterò fuori una volta per tutte, spero.(N45)

 

La stesura del romanzo parte dalle carte stesse che l‘autore utilizza come spunto narrativo di indagine combinatoria.

 

L'idea di adoperare i tarocchi come una macchina narrativa combinatoria mi è venuta da Paolo Fabbri che, in un "Seminario internazionale sulle strutture del racconto" del luglio 1968 a Urbino, tenne una relazione su Il racconto della cartomanzia e il linguaggio degli emblemi. L'analisi delle funzioni narrative delle carte da divinazione aveva avuto una prima impostazione negli scritti di M'I' Lekomªceva e B'A' Uspenskij, La cartomanzia come sistema semiotico, e B'F' Egorov, I sistemi semiotici più semplici e la tipologia degli intrecci. (N46)

 

Parlando di semiotica è importante tenere presente come de Saussure descriva il linguaggio (N47) come un gioco combinatorio di elementi e se noi prendiamo in considerazione gli arcani dei tarocchi che sono in grado di combinare sia elementi numerici che filosofici, possiamo renderci conto senza sforzo come essi possano immediatamente diventare modelli per strutture poetico-narrative.

 

Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla; accumulai così parecchio materiale; posso dire che gran parte della Taverna dei destini incrociati è stata scritta in questa fase; ma non riuscivo a disporre le carte in un ordine che contenesse e comandasse la pluralità dei racconti; cambiavo continuamente le regole del gioco, la struttura generale, le soluzioni narrative. (N48)

 

Per quanto riguarda l'interpretazione degli arcani Calvino si rivolge alla propria sensibilità e al proprio sguardo, osservando le carte con occhio profano e lasciandosi trasportare dal fascino delle immagini; in questo modo egli fa ricorso alla propria essenza trasformando l'esercizio di contraintes del romanzo in un vero e proprio gioco combinatorio in cui gli elementi non sono più gli arcani, ma le sue esperienze, le sue informazioni, le sue suggestioni e la sua immaginazione. I suoi fantasmi dell'inconscio che tendono a sottrarsi alle regole formali e stilistiche trovano in questo metodo un senso di appagamento.

La letteratura calviniana è impregnata di questo senso combinatorio che per lui rappresenta il senso massimo dell'autodeterminazione, infatti considerando la libertà soltanto una illusione egli predilige, da bravo oulipiano, seguire delle regole che egli stesso si impone e che si trasformano nel sostegno delle sue peripezie letterarie.

 

"Ogni scelta ha un rovescio cioè una rinuncia, e così non c'è differenza fra l'atto di scegliere e quello di rinunciare" (N49)

 

Il Castello dei destini incrociati ha un carattere ludico, frammentario, ipertestuale e combinatorio, riuscendo così ad unire in poche pagine tutto ciò che nel corso dei secoli è stato detto e teorizzato sull'ars combinatoria, da Llull a Manovich, da Leibniz a Queneau fino ad arrivare a quegli artisti come Xul Solar e Alejandro Jodorowsky che hanno creato una combinatoria autonoma dei tarocchi.

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