Installazione audio-video, Dimensione ambiente

 

Quest’opera audiovisiva rappresenta il nostro percorso di ricerca nel campo delle installazioni artistiche. Realizzata per l'evento d'arte contemporanea *Cazzotto* (Perugia, maggio 2019), è un'opera site-specific che prende vita da un ristorante dismesso, abbandonato da anni. Abbiamo documentato l'ambiente con foto e video, successivamente elaborati e integrati nell’installazione, composta da tre piccoli televisori VCR incastonati in un muro. L'audio, distinto per ogni video, è un mix di suoni naturali e rumori ambientali, come fuoco, aria e pioggia, registrati sul posto per evocare l’atmosfera desolata e decadente di quel luogo. L'opera mira a trasmettere visioni e suggestioni dell’abbandono.

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Una definizione

Il verbo “combinare” è usato in diverse espressioni che hanno significati contrastanti tra loro. Se da un lato possiamo combinare pasticci a causa di una disattenzione alla quale si sottintende la libertà di non dare il giusto peso all’azione che stiamo svolgendo, dall’altro per far funzionare un meccanismo è necessario che i suoi ingranaggi si combinino in modo vincolante per evitare che il tutto si inceppi. Se si può combinare un matrimonio costringendo due persone, che magari nemmeno si conoscono, a condividere la loro vita insieme, è una pura combinazione quando la casualità ci mette davanti a situazioni fortuite o inaspettate. Questi sono solo alcuni esempi, ma sono molto utili per farci vedere come questa parola possa esprimersi e connotarsi in una serie infinita di combinazioni.

Il Vocabolario Treccani ci dice che combinare (N1) deriva dal tardo latino in cui il prefisso com si unisce al termine bini che significa “due a due”, è un verbo transitivo che significa mettere insieme, fondere due o più cose affinché ne derivi un dato effetto per ottenere un determinato risultato. L’atto di combinare può avere anche una connotazione figurativa, poiché non è solo possibile combinare gli oggetti della realtà fenomenica, ma anche idee, immagini e pensieri.

L’aggettivo che ne deriva, Combinatorio (N2), si presta ad una definizione ancora più complessa ed articolata, infatti, definendolo come la risultante dalla combinazione di vari elementi, osserviamo come esso venga applicato ai vari ambiti del sapere.

In filosofia indica una scienza immaginata, nel medioevo da Ramòn Llull e ripresa durante l’età moderna da Leibniz, con lo scopo di realizzare tutte le combinazioni possibili, sia di tipo numerico che concettuale, con lo scopo di ricavare un sistema di ragionamento rigoroso, sicuro e realizzabile tramite simboli univoci che lo rendessero in grado di schematizzare ogni tipo di conoscenza ed esperienza.

Nella matematica moderna il concetto di combinatorio si associa alla teoria degli insiemi e al calcolo, mentre per i primi rappresenta lo studio delle applicazioni del loro ordinamento, in analisi è quella parte dell’aritmetica che intende contare le varie tipologie di raggruppamenti che possono costituirsi con dati oggetti o simboli. Importantissimo è il contributo che il calcolo combinatorio ha dato all’informatica, in quanto è grazie ad esso che sono nati i primi calcolatori e che oggi siamo in grado di indicizzare ed ottimizzare l’organizzazione delle informazioni. Anche la topologia, ovvero lo studio morfologico del paesaggio, utilizza il termine combinatorio per suddividere superfici continue in elementi finiti.

In linguistica la combinatoria entra in gioco sotto diversi aspetti analitici quali il modo in cui i suoni si uniscono per formare le categorie di significato, l’interpretazione della catena parlata che individua le unità di suono ed i loro comportamenti derivanti dalle interazioni degli stessi. Il metodo combinatorio filologico permette ai ricercatori del campo di individuare le giuste interpretazioni di ciò che analizzano, in base alla comparazione di più elementi affini. In letteratura il gioco combinatorio diventa stimolo e simbolo di un genere letterario proprio dell’OuLiPo e nato negli anni Sessanta del secolo scorso.

Dalle semplici definizioni si evince come sia possibile applicare questo termine e il concetto che esprime ad una lunga serie di campi del sapere umano, in quanto le nostre conoscenze, in continua crescita, ci portano ad una possibilità sempre maggiore di trovare modi per unire e relazionare ciò che abbiamo davanti in infinite combinazioni. Ma è possibile applicare il principio combinatorio alla combinatoria stessa? Si possono unire tutte queste essenze in una sola? Ed infine, siamo in grado di concepire tutto ciò che ci circonda come un unicum?

La vita dell’uomo contemporaneo è colma di oggetti e macchinari che si occupano di combinare diversi elementi per restituirci una realtà più facilmente fruibile. Dai più comuni elettrodomestici che ogni giorno si arricchiscono di nuove tecnologie ai più sofisticati sistemi che ci aiutano ad osservare la realtà micro e macroscopica. Grazie a questo vastissimo mare di strumenti avanzati, ognuno di noi può produrre un’ampia gamma di oggetti virtuali la cui totalità dà vita a tutto ciò che è possibile trovare giornalmente su internet, considerabile come il database di informazioni più ricco della storia dell’uomo. In questo contesto, la scommessa più grande della contemporaneità è proprio quella di trovare una combinatoria che sia in grado di aiutarci ad orientare le nostre ricerche e le nostre scelte, attraverso approcci qualitativi e quantitativi che siano in grado di non limitare lo spazio intellettuale in cui ci muoviamo.